Onorevoli Colleghi! - Nonostante i numerosi tentativi compiuti dai vari Governi e dalle varie maggioranze succedutesi in sessant'anni di vita repubblicana, il teatro, la musica leggera, la danza, il circo e lo spettacolo viaggiante attendono ancora una legge quadro che ne disciplini e ne tuteli l'attività. L'ultimo tentativo è stato fatto nella passata legislatura, che ha prodotto un testo (atto Camera n. 587 e abbinate-A, XIV legislatura), frutto di un lavoro di più di quattro anni di tutte le componenti politiche facenti parte della VII Commissione della Camera dei deputati, arrivato all'esame dell'Assemblea per la discussione generale, ma che per problemi di natura finanziaria non ha potuto essere approvato prima della conclusione della legislatura stessa. Tale lacuna appare un controsenso, tenuto conto della tradizione e della qualità offerte da questo settore della cultura italiana nel mondo, un settore trattato con distrazione e con superficialità e relegato ai margini dell'impegno politico e ai minimali della spesa pubblica - senza dimenticare le difficoltà ed i contrasti connessi all'interpretazione da dare alle modifiche del titolo V della parte seconda della Costituzione.
      Oggi i lavoratori e le imprese dello spettacolo vivono in uno stato di estremo disagio: non vi sono certezze normative e soprattutto economiche, specie se confrontiamo il divario esistente tra il nostro Paese e la Gran Bretagna, la Germania e la Spagna, per non parlare della Francia, Paese in cui per lo spettacolo dal vivo sono stati stanziati, per l'anno 2007, 635 milioni di euro.
      Non servono le facili vetrine e gli eventi spot, utilizzati per lo più per scopi elettorali; servono una nuova presa di coscienza

 

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e un'assunzione di responsabilità al fine di promuovere un rinnovamento strutturale e capillare del settore.
      La presente proposta di legge intende fornire al settore una risposta adeguata alle questioni sollevate dagli addetti, nella speranza che essa possa finalmente essere approvata in questa nuova legislatura.
      Il testo si compone di nove articoli. L'articolo 1 introduce i princìpi generali mentre gli articoli 2, 3, 4 e 5 definiscono, rispettivamente, le finalità della legge, i compiti della Conferenza unificata e dello Stato, quelli delle regioni e quelli degli enti locali (province, città metropolitane e comuni), individuando un quadro organico di interventi volti alla promozione e alla valorizzazione dello spettacolo dal vivo. L'articolo 6 introduce il concetto di cooperazione solidale tra Stato e regioni al fine di definire obiettivi, priorità e investimenti finanziari. In particolare, viene istituito un Fondo perequativo a sostegno delle aree territoriali nelle quali risulti inadeguata la diffusione della cultura dello spettacolo. L'articolo 7 prevede la delega al Governo per l'adozione di uno o più decreti legislativi contenenti norme di riforma sui seguenti aspetti del sistema dello spettacolo dal vivo: un nuovo sistema di finanziamento del Fondo unico per lo spettacolo; il riordino dell'attività dell'Ente teatrale italiano nonché del ruolo e delle funzioni dei teatri stabili di ispirazione pubblica; una riorganizzazione degli organismi di formazione e di promozione del pubblico; una ridefinizione del ruolo e delle funzioni delle fondazioni lirico-sinfoniche; un nuovo assetto dei teatri di tradizione; e, infine, un riordino degli organismi consultivi per l'assegnazione delle quote del Fondo unico per lo spettacolo. Con l'articolo 8 il Governo è delegato, poi, ad adottare uno o più decreti legislativi per la razionalizzazione e la semplificazione degli obblighi fiscali e per la concessione di agevolazioni fiscali in favore dello spettacolo dal vivo. L'articolo 9 reca, infine, norme per la predisposizione della modulistica necessaria per accedere alle agevolazioni previste dalla presente proposta di legge.
      Si ritiene che le norme proposte siano fondamentali per riportare il settore dello spettacolo dal vivo italiano ai livelli che ad esso competono per tradizione e per qualità della sua offerta. Non si tratta di mere rivendicazioni economiche, ma di riforme globali che garantiscono la qualità del settore per metterlo in grado di confrontarsi con l'Europa ad armi pari.
 

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